Spesso considerato una “coltura di Serie B”, il colza è invece fondamentale nelle rotazioni per i benefici agronomici che apporta perché è una coltura da rinnovo, in quanto non sfrutta il terreno, anzi lo lascia ricco di residui colturali che garantiscono una migliore fertilità del suolo e permette di avere un terreno idoneo ad ospitare la soia come secondo raccolto.
Il “segreto” è trattarla come coltura principale e non secondaria. Occorre partire da una buona preparazione del letto di semina, fatta su terreno non troppo asciutto, ricorrendo all’irrigazione in casi di emergenza.
Un’attenzione particolare va poi ai diserbi, perché il colza è una coltura che tende a coprire bene il terreno, soprattutto nelle prime fasi di crescita, quindi sarebbe opportuno alla ripresa vegetativa programmare delle concimazioni.
Dal punto di vista remunerativo il colza è una coltura che può garantire una buona redditività per ettaro, in quanto non necessita di importanti anticipazioni colturali, e negli ultimi anni ha dimostrato di mantenere quotazioni interessanti sui mercati di riferimento oltre a rappresentare una preziosa fonte proteica di cui l’Italia è storicamente carente.